mercoledì 6 luglio 2011

Interessante articolo su "Il giudice ragazzino"



di Alberto Crespi

"In questi giorni abbiamo lungamente intervistato Giulio Scarpati. È venuto ospite a "Hollywood Party", la trasmissione radiofonica di Radio3 Rai della quale siamo, assieme ad altri colleghi, i conduttori. [...] Nel 1994 Giulio Scarpati ha interpretato "Il giudice ragazzino", dedicato a Rosario Livatino, magistrato nato a Canicattì nel 1952 e ucciso dalla mafia ad Agrigento nel 1990.[...] Nell'occasione, abbiamo mandato in onda un brano del film, il finale, dove la macchina da presa inquadra un paesaggio che è anche il contesto sociale del quale sia Livatino, sia i suoi assassini erano espressione: la valle dei Templi di Agrigento [...]
Tutto questo, alla radio, si doveva immaginare; ma si sentivano benissimo le parole di Livatino, recitate da Scarpati: "Il giudice deve offrire di se stesso l'immagine di una persona seria, equilibrata, responsabile. L'immagine di un uomo capace di condannare ma anche di capire. Solo così egli potrà essere accettato dalla società. Questo, e solo questo, è il giudice di ogni tempo. Se apparirà sempre libero e indipendente si mostrerà degno delle sue funzioni. Se si mostrerà integro e imparziale, non tradirà mai il suo mandato".
Scarpati ha commentato così queste parole, e il suo impegno in quel ruolo arduo ed emozionante: "È uno dei ruoli che ho amato di più. L'espressione 'giudici ragazzini' fu coniata da Cossiga, e non certo in senso elogiativo. Rosario veniva da una realtà molto dura, aveva un capomafia che abitava nel suo stesso palazzo, ma era una persona integerrima. Rifiutò sempre la scorta perché non voleva dare pensieri ai suoi genitori, né mettere in pericolo la vita dei poliziotti che avrebbero dovuto difenderlo. Non si iscrisse mai (come magistrato avrebbe potuto, forse dovuto) ai club di Agrigento, il Rotary o il Lion's, perché nessuno potesse nemmeno avere il sospetto che da parte sua potessero esserci favoritismi. Lavorava in modo discreto, per fugare ogni dubbio sulla sua integrità. Era una figura bellissima. Da quando l'ho interpretato, mi sento molto legato ai magistrati. Avrei dovuto interpretarne uno anche di recente, ma poi, per vari motivi, il film non si è fatto. e ora, dopo aver riascoltato le parole di Livatino, mi viene da pensare che il motivo è politico, che in questo momento il mestiere di magistrato è poco popolare".

QUI L'ARTICOLO PER INTERO:
http://www.globalist.ch/4DCGI/Detail_News_Display?ID=987&typeb=0

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